giovedì 7 aprile 2016

primi schizzi progetto lotto 49



Enric Miralles

Enric Miralles
" Un progetto consiste nel saper legare molteplici linee, molteplici ramificazioni che si aprono in distinte direzioni. Il mio modo di lavorare è molto legato alla idea di curiosare o di distrarsi. Una volta fissato il problema, il passo successivo è dimenticarti quasi il fine di quello che stavi facendo, quasi come per distrarti; dopo ritornerai a inquadrare un'altra volta il problema, però c`è una parte di distrazione, di comportamento errante in cui i salti sono fondamentali, però sono salti brevi, non salti a grande distanza...
...Una buona parte del lavoro si genera per sovrapposizione, per ripetizione. Ogni disegno che faccio lo ripeto trenta volte, ed i miei collaboratori altrettanto. Credo che la ripetizione è finalizzata a trovare la struttura precisa delle condizioni fisiche del luogo, la scala, le dimensioni...
...Credo che questo ha a che vedere con una convinzione profonda che i progetti non finiscono mai, ma entrano in fasi successive, sulle quali probabilmente non abbiamo il controllo diretto...
...Tendo ad operare per variazioni... quando penso ad una parete per fare un esempio elementare, mi interessa molto soffermarmi su tutte le possibilità che quest'elemento può o potrebbe contenere.
E' difficile pensare ad un muro senza pensare alla possibilità di un vuoto che riveli la profondità del muro stesso.
E' difficile ignorare la struttura che rende possibile la parete, i vari strati che aprono il concetto di parete ad una miriade di letture... sono qualità materiali.
Mi interessa che gli elementi possano contenere questa varietà di condizioni materiali.
Non lavoro mai per riduzione, ma sempre cerco di rivelare le molteplicità di un elemento...
Quello che mi interessa è una specie di incorporazione, di integrazione infinita..."
LA VITA
Studia architettura alla Escuela Tecnica Superior de Arquitectura di Barcellona, ETSAB, dove si laurea nel 1978.
Collabora con lo studio di Piñ on – Viaplana durante gli anni 1973-1985.
Nel 1984 forma a Barcellona uno studio proprio insieme a Carme Pinòs, con la quale firma progetti subito riconosciuti internazionalmente, come il Cimitero di Igualada (1995), la Scuola ostello di Morella (1994), il palazzetto dello sport di Huesca (1993).
Con il cimitero, le cui opere sono state realizzate a partire dal 1988 attraverso graduali fasi successive, Miralles e Piñós hanno costruito uno dei paesaggi più evocatori, emozionanti e drammatici dell'architettura contemporanea spagnola.
La configurazione della collina in terrazze e il tracciato dei percorsi delle processioni danno all'insieme un'intensità arcaica che viene alimentata dalla forza violenta e dalla plasticità naturalista della fila di nicchie di cemento e dal flusso interrotto dei tronchi rischiosamente immersi nel pavimento.
Il sodalizio si rompe nel 1989, e dal 1992 divide lo studio con la moglie Benedetta Tagliabue.
L'inizio della collaborazione con Benedetta Tagliabue coincide con il grande salto dello studio nel panorama internazionale, avviato con il progetto di rimodellazione del Municipio di Utrecht e consacrato con la vittoria del concorso per la costruzione della nuova sede del Parlamento di Scozia ad Edimburgo (1998).



lunedì 4 aprile 2016

MERCATO DI SANTA CATERINA, BARCELLONA ... DESCRIZIONE DELL' OPERA E COMMENTO

MERCATO DI SANTA CATERINA, BARCELLONA ... DESCRIZIONE DELL' OPERA E COMMENTO
Progettato da Enric Miralles e Benedetta Tagliabue ed inaugurato nel 2005 è uno degli edifici più caratteristici della città. Originariamente costruito nel 1848 sui resti di un convento.
La struttura è situata all'interno del centro storico di Barcellona e ben radicata nell'impianto medievale. L'elemento principale dell'opera è la copertura che si stende come un velo sui volumi sottostanti formando tre zone rialzate come delle navate che stanno a simboleggiare la preesistenza di una chiesa e di un monastero che in occupavano l'area. La particolarità dell'area di progetto infatti è la stratificazione architettonica e la complessità del lotto così profondamente radicato nel tessuto medievale. La soluzione dei progettisti non previde un bypass della storia cittadina, ma un'integrazione della storia del luogo con il progetto tenendo in vita i resti del passato per poter dare la possibilità ai fruitori dell’edificio di apprezzarli gratuitamente.
Modifica che venne fatta alla struttura fu quella di eliminare il muro perimetrale posteriore.
Numerosi aspetti positivi dal punto di vista sociale vengono apportati dal progetto, come le residenze (situate nella parte a sud ovest) che sono state ideate per ospitare gli anziani non autosufficienti del quartiere, l’inserimento di spazi polifunzionali per eventi culturali o di altri per esposizione dei ritrovamenti archeologici.
E' a tutti gli effetti uno spazio ideale per la vita sociale.
Dal punto di vista tecnico la struttura che sorregge la copertura è formata da archi metallici con curvature diverse e i pilastri che reggono la struttura aggettante rispetto alle antiche mura perimetrali non toccano fisicamente la preesistenza.
In verità la copertura non è singola, ma un assemblaggio di 7 coperture diverse composte per creare il drappo che copre il complesso.
L’ intera copertura è formata da 325.000 elementi esagonali modulari di 67 diverse gradazioni di colore.
Il progetto a mio parere è un esempio perfetto di mixitè non solo funzionale, ma anche temporale, motivo per cui ho deciso di prenderlo in esame oltre al fatto che ho visitato Barcellona 8 volte ed ho potuto apprezzare quest’opera in diverse occasioni.